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Territorio e Ambiente > Piano Tutela Acque > Presentazione

Con la deliberazione del Consiglio regionale n. 1788/XII dell'8 febbraio 2006 è stato approvato il Piano regionale di tutela delle acque ai sensi dell’art. 44 del decreto legislativo n. 152/1999 e successive modificazioni ed integrazioni nel quale sono individuati gli obiettivi di qualità ambientale e per specifica destinazione dei corpi idrici e gli interventi volti a garantire il loro raggiungimento o mantenimento, nonché le misure di tutela qualitative e quantitative tra loro integrate e coordinate per bacino idrografico.

Il Piano rappresenta infatti il primo passo verso una nuova concezione dell'uso delle acque, seguendo principi, linee di azione, a volte programmi, mirati a raggiungere obiettivi eco-sostenibili.

Il documento approvato dal Consiglio è il frutto di un consistente processo di elaborazione e di confronto con i soggetti interessati: comuni, professionisti, imprenditori.

Il Piano è stato predisposto dalle strutture tecniche dell’Assessorato con la collaborazione significativa per gli aspetti naturalistici e ittiologici dell’Assessorato dell’Agricoltura e con il supporto di alcuni consulenti esterni per gli aspetti più operativi.

Rispetto ai contenuti del Piano è stata precisa scelta dell'Amministrazione quella di ampliare la gamma dei corpi idrici, come oggetto di valutazione e di monitoraggio, a tutti i corsi d’acqua principali della regione, non solo sotto l’aspetto qualitativo - quantitativo, ma anche di quello inerente al contesto ambientale e naturalistico in cui il corso d'acqua è inserito.

Il Piano contiene quindi anche numerosi elementi di disciplina della gestione delle acque nell’ottica della direttiva comunitaria quadro sulle acque 2000/60. Il Piano definisce quindi il quadro delle azioni, degli interventi, delle regole e dei comportamenti per la tutela della qualità ambientale in generale connessa con i corpi idrici.

Il Piano si compone di:
  1. RELAZIONE GENERALE:
    che fornisce il quadro descrittivo generale della struttura e dei caratteri del Piano, ne espone in modo sintetico i contenuti descritti analiticamente nelle monografie di area;

  2. RELAZIONE DI SINTESI:
    relazione di sintesi, che ha lo scopo di informare il largo pubblico sui contenuti e sugli effetti del Piano;

  3. MONOGRAFIE:
    per ogni bacino idrografico analizzato sono indicati in una monografia-scheda di sintesi i dati e le informazioni specifiche relative ai medesimi argomenti affrontati in modo sintetico a scala regionale, evidenziando in particolare la stima dell’impatto da fonte puntuale e diffusa, i dati sull’estrazione delle acque e sui relativi usi, nonché le altre incidenze antropiche sullo stato delle acque e le specifiche misure di tutela.

  4. NORME DI PIANO e relativi ALLEGATI TEMATICI, che ne costituiscono parte integrante:
    le Norme costituiscono il quadro organico delle disposizioni normative per conseguire gli obiettivi del decreto legislativo n. 152/1999 e traducono in disposizioni prescrittive e di indirizzo le misure individuate dal piano, evidenziando le motivazioni delle scelte operate, ed indicano gli obiettivi, gli strumenti e le modalità di attuazione. Tali Norme sono articolate in settori riferiti ad aspetti specifici o ad ambiti territoriali con specifiche esigenze di tutela ambientale.
    Le Norme comprendono anche le direttive regionali, da approvarsi da parte della Giunta regionale, attraverso le quali si perfeziona il dispositivo del Piano e se ne definiscono le modalità di applicazione, nonché specifici allegati relativi ad alcuni temi, quale il Deflusso Minimo Vitale, per i quali sono stabiliti criteri e metodi di applicazione (Allegati tematici specifici).

  5. le TAVOLE DI PIANO.
Il Piano è lo strumento mediante il quale è disciplinato l’uso delle risorse idriche in un’ottica di sostenibilità ambientale, dove cioè qualsiasi uso delle acque è effettuato salvaguardando le aspettative e i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale. Gli usi delle acque devono quindi essere indirizzati al risparmio e al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità dell'ambiente, l'agricoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi geomorfologici e gli equilibri idrologici.

La struttura del Piano parte da una raccolta analitica di dati, che sono stati elaborati per fornire indicatori che caratterizzano da un lato gli aspetti quali-quantitativi della risorsa idrica e dall'altro siano rappresentativi del valore ecosistemico dei corpi idrici.

Di conseguenza è stata analizzata la situazione attuale dello stato delle acque superficiali e sotterranee regionali. Dalla fotografia ottenuta è emersa una situazione positiva per ciò che riguarda la qualità delle acque con alcuni problemi legati allo stato delle sponde e agli utilizzi della risorsa idrica.

Il Piano definisce quindi gli interventi di tutela e di risanamento dei corpi idrici regionali e per l’uso sostenibile delle risorse idriche attraverso misure integrate di tutela qualitativa e quantitativa della risorsa stessa.

Le misure di tutela qualitativa delle risorse idriche devono garantire la naturale autodepurazione dei corpi idrici e la loro capacità di sostenere comunità animali e vegetali ampie e diversificate.

Le misure di tutela quantitativa devono garantire la conservazione, il risparmio e il riutilizzo delle risorse idriche per non compromettere il patrimonio idrico regionale e consentirne l’uso, con priorità per l’uso idropotabile prima e di quello agricolo poi, nel rispetto delle condizioni ambientali dei corpi idrici.

Il Piano definisce una strategia di intervento che si articola su tre obiettivi principali allo scopo di mitigare o eliminare gli effetti conseguenti alle problematiche riscontrate. Questi sono:
  1. Di qualità ambientale e per specifica destinazione;
  2. Di tutela e di riqualificazione dell’ecosistema fluviale;
  3. Di tutela quantitativa.
Per ogni obiettivo si sono definite specifiche linee di azione, composte da interventi strutturali e iniziative normative o organizzative per:
  • migliorare le condizioni dei corsi d'acqua, attraverso la realizzazione di interventi di riqualificazione ambientale e disciplinando la realizzazione degli interventi in alveo a tutela delle componenti ambientali e dell’ittiofauna;
  • migliorare la qualità delle acque attraverso il completamento del sistema di collettamento e di trattamento dei reflui idrici e la riorganizzazione del Servizio idrico integrato; è anche prevista ridefinizione della disciplina degli scarichi e l’adozione di specifiche indicazioni tecniche per la gestione degli effluenti zootecnici;
  • salvaguardare il regime idrologico e l'ambiente fluviale attraverso la determinazione delle portate di Deflusso Minimo Vitale (DMV) che permette di mantenere buone condizioni vitali del corso d'acqua e la nuova disciplina delle procedure di autorizzazione alla derivazione di acque pubbliche e la revisione delle concessioni di derivazione di acqua pubblica
Gli interventi e le linee di azione sono state discusse durante la stesura del Piano con tutti i soggetti interessati che hanno potuto manifestare le proprie problematiche specifiche, le difficoltà e le possibilità di intervento. Esse rappresentano quindi il punto di incontro e di equilibrio di esigenze spesso contrastanti tra loro. In tale processo di confronto l’introduzione di misure di compensazione e/o di incentivo (quali quelle del DMV) ha costituito l’elemento fondamentale per far convivere richieste discordanti.

E’ poi da rilevare che il Piano è specificatamente finalizzato alla disciplina degli aspetti qualitativi della risorsa e il tema degli usi è affrontato solo nelle sue connessioni con gli aspetti di tutela qualitativa. Particolare attenzione è stata posta nella disciplina del DMV per gli usi agricoli per i quali i conflitti con altri utilizzi prevedibili diventano sempre più significativi. L’esigenza di salvaguardare il settore, anche per i risvolti socio-culturali che esso rappresenta, ha richiesto pertanto un’attenzione specifica che rende però necessario un approfondimento più marcato in sede di valutazione di compatibilità di usi diversi.

Gli obiettivi specifici costituiscono finalità e indirizzo di valutazione per ogni attività tecnica e amministrativa che concerne tutti i corpi idrici, da parte di tutti i soggetti pubblici e privati. Ogni autorizzazione, concessione, nulla osta, permesso od altro atto di consenso comunque denominato avente a oggetto interventi ed opere o attività da chiunque ispirato o realizzato non deve porsi in contrasto con gli obiettivi specifici fissati e non deve compromettere la possibilità di raggiungimento degli obiettivi stessi. Il Piano costituisce il quadro di riferimento necessario per gli organi della Regione, dei Comuni e delle Comunità montane, singoli o associati, ai fini dell'espressione di determinazioni, della definizione di intese, della formulazione di pareri, nonché del raggiungimento di accordi di programma che comportino comunque la loro partecipazione a scelte aventi implicazioni in materia di risorse idriche.

Il Piano si presenta quindi come uno strumento in itinere ed in evoluzione che coordina diversi aspetti della pianificazione regionale, nonché promotore di iniziative di coordinamento, di progetti pilota a livello sperimentale (dalle tecniche di bioingegneria allo sfruttamento energetico ecocompatibile).

Il Piano è attuato attraverso l'azione coordinata di tutte le istituzioni competenti in materia mediante:
  1. l’emanazione delle disposizioni di attuazione del Piano stesso previste dal Piano stesso e adottate dalla Giunta regionale;
  2. l'adozione degli strumenti di pianificazione e degli atti di programmazione previsti dalla normativa statale e regionale ed in particolare dei Programmi d’intervento di cui all’art. 8 della l.r. 27/1999;
  3. l'adeguamento dei PRGC comunali alla legge regionale 16 aprile 1998, n. 11 e al Piano Territoriale e Paesistico;
  4. il ricorso agli strumenti delle procedure negoziate e agli accordi ambientali con i soggetti interessati;
  5. ogni altro strumento di programmazione, di attuazione, sia a livello regionale, sia a livello subregionale.
Si inizia pertanto con il Piano un percorso di riorganizzazione normativa della materia che vedrà come prossima tappa una specifica normativa regionale sulla gestione delle risorse idriche nella quale, fra gli altri temi, potranno essere disciplinate anche le modalità attraverso le quali gestire i conflitti di uso e la salvaguardia di quelli esistenti.

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